Gestire un’organizzazione e gli individui che vi lavorano non è mai facile per chi se ne occupa: l’elemento umano è il fattore più importante, in quanto sono sempre le persone che pensano, programmano, organizzano, agiscono e conseguono risultati.
L’essere umano in quanto tale non è perfetto per cui, dal pensiero all’azione è sempre presente il rischio di sbagliare e le relative conseguenze potrebbero essere lievi o anche gravi.
Tuttavia, se è vero che la maggior parte degli sbagli sono rimediabili, ciò che va analizzato è il modo in cui essi vengono vissuti e come un imprenditore o chi si occupa di Risorse umane utilizza l’errore per imparare, crescere ed innovare.
In merito all’atteggiamento, occorre domandarsi se sbagliare sia un fallimento od una opportunità: qui si tratta di considerare un paradigma importante, cioè quale sia il proprio pensiero nei confronti dell’errore, perché sulla base di questo verranno implementate a cascata cultura e strategie aziendali che possono portare al successo oppure no.
Se ad esempio, l’errore viene considerato un fallimento, è molto probabile che chi lavora in un’organizzazione faccia il minimo indispensabile, non si impegni abbastanza, sia demotivato.
Ogni slancio possibile di creatività o proattività, che comporti sperimentazione, porta sempre con sé dei rischi e quindi, nel timore di provocare danni o essere ripresi dal titolare, i collaboratori non partecipano attivamente alla vita produttiva aziendale o fanno solo il minimo che viene loro richiesto, determinando immobilismo o ristagno.
La politica “zero errori” quindi non può funzionare bene, perché si va a togliere quello che di più importante c’è in un processo di crescita e sviluppo: imparare dagli errori.
Affinché questo accada, occorre implementare una cultura aziendale aperta alla valutazione costruttiva degli eventi sia positivi sia negativi, aperta all’evoluzione ed al cambiamento migliorativo.
Significa anche curare il clima organizzativo, creare le situazioni nelle quali le persone si sentano più libere di fare, sperimentare, sbagliare, prendendo spunti importantissimi per capire cosa è successo e migliorare di conseguenza.
Dove e quanto si verificano più spesso gli errori in azienda?
I principali errori che si verificano nelle aziende si riscontrano in diverse macro-aree e derivano da possibili mancanze:
- nelle comunicazioni interpersonali orali e scritte, come ad esempio omesse informazioni (volontarie od involontarie), incapacità di spiegare bene una consegna o compito, mancata comprensione dei contenuti, schemi percettivi e mentali differenti tra persona e persona. In generale ciò è dovuto alla mancanza di competenze comunicative;
- nelle relazioni: come conseguenza di una cattiva comunicazione, a cascata si minano le relazioni interpersonali e professionali, creando disagi, influenzando atteggiamenti e comportamenti poco costruttivi. Ciò accade in quanto non si possiedono competenze relazionali che vedano l’altro come una persona degna di fiducia, da ascoltare;
- nell’organizzazione: come ad esempio la scelta errata di fondo della struttura aziendale, la definizione di procedure e mansioni non adatte al raggiungimento degli obiettivi, per mancanza di conoscenze e competenze tecniche ed operative.
Cause degli errori
Quante volte in azienda si sente dire, di fronte a determinate situazioni, “abbiamo sempre fatto così…”: ecco questa è la frase che più spesso mina la volontà di correggere strategie, processi ed atteggiamenti, quindi ridurre gli errori.
Tale frase è segno di una convinzione disfunzionale nella gestione dell’attività aziendale e delle risorse umane: si pensa infatti che non sia possibile cambiare, per vari motivi.
Purtroppo una credenza di questo tipo, spesso è ben radicata nelle persone: essa rappresenta per buona parte il risultato di un insieme di schemi appresi nella vita, non solo professionale ma anche privata. Lavorare su questi comporta un grande sforzo, ma cambiarla può portare a grandi risultati positivi.
Ciò significa che non si ha consapevolezza dell’errore, non viene percepito come è realmente, non si riesce a vedere la possibilità di cambiamento o risoluzione, spesso manca l’apertura mentale nel valutare nuove possibilità.
Può mancare una visione più ampia rispetto al problema, per conoscenze o competenze e anche se si intravede una soluzione, si teme il cambiamento perché questo modificherebbe lo status quo delle cose, in particolare della presunta perdita di “potere” o “autorità” dell’imprenditore o chi si occupa di prendere decisioni o gestire i collaboratori.
Altre cause più comuni che facilitano l'errore:
- eccessivo carico di lavoro: questo accade quando ad esempio vengono assegnati troppi compiti ad un collaboratore e questi non riesce a portarli a termine perché in sovraccarico;
- errata assegnazione dei ruoli: alla persona può essere stato assegnato un ruolo non adatto a lei, non possiede le competenze giuste, tale per cui sale la frustrazione, aumenta la demotivazione e non lavorando bene cresce la possibilità di commettere errori;
- errata suddivisione del lavoro all’interno di un team: se non viene suddiviso bene il lavoro tra i membri di un team, è possibile che ci siano persone che lavorino di più ed altre di meno. Ciò mina il clima interno con conseguenti azioni di “sabotaggio” da parte di alcuni membri, con azioni deliberatamente create;
- istruzioni poco chiare: rientriamo qui nell’ambito della comunicazione interpersonale e professionale. Un imprenditore o responsabile che non comunica bene, non dà indicazioni chiare su processi e procedure da seguire per raggiungere un determinato obiettivo, oppure chi riceve le direttive non comprende bene ciò che è chiamato a fare;
- fretta e disattenzione: tra i più frequenti errori troviamo quelli dovuti alla fretta. Nei mercati moderni i ritmi di produzione sono diventati molto veloci, per rispondere il prima possibile alla domanda dei consumatori; inoltre in alcuni momenti è necessario assumere decisioni molto celeri. Queste situazioni altro non fanno che incrementare la possibilità di sbagliare.
La disattenzione poi merita un approfondimento a parte: si diventa disattenti quando, nello svolgere determinate azioni, non si è nel pieno della consapevolezza. Questo può avvenire nel momento in cui le attività diventano talmente routinarie, che si dà per scontato di eseguirle sempre allo stesso modo e con la stessa modalità. E’ più frequente paradossalmente l’errore in chi è più esperto, che in chi sta apprendendo un nuovo compito o mansione.
Infatti chi apprende, pone la massima attenzione e sbagliando impara meglio e comprendendo l’errore, perfeziona la tecnica e la procedura: lo sforzo qui è massimo. Quando si diventa esperti, o meglio ci si sente esperti, si inizia a dare per scontato ciò che si fa: da qui, calando l’attenzione, aumenta la possibilità di errore;
- gli imprevisti: essi comportano delle prese di decisioni ed azioni veloci, le quali a volte potrebbero non essere ponderate bene in relazione all’oggetto e svolte poi erroneamente o di fretta;
- mancanza di conoscenze e competenze: molti errori vengono commessi proprio perché chi lavora o si occupa di gestione non ha conoscenze o competenze adeguate. E’ un concetto legato al “sapere” e “saper fare”.
I collaboratori potrebbero non saper fare un lavoro perché ad esempio non sono ben formati o non hanno esperienza, potrebbero non aver capito una consegna, hanno timore di chiedere e chi deve occuparsi della loro formazione, dà per scontato che esista già una competenza o che le spiegazioni fornite siano sufficienti. Purtroppo il “dare per scontato” non sortisce buoni effetti in azienda e agire di conseguenza, comporta sempre il rischio di errori.
- Inoltre in sede di selezione dei collaboratori, l’imprenditore sceglie un candidato non adatto a quel ruolo specifico: è un errore di valutazione.
Quali sono le possibili soluzioni agli errori?
Un buon imprenditore o chi si occupa di gestire le persone in azienda, dovrebbe preoccuparsi di implementare una cultura che consideri l’errore come un’opportunità. Significa lavorare sugli atteggiamenti, sulla comunicazione, sulla relazione quindi sul clima aziendale. Se i collaboratori (titolare o manager compresi) recepiscono il tutto saranno orientate a:
- tenere il focus sull’errore e non sulla persona: è il primo approccio in assoluto. Quando viene compiuto un errore e questo viene evidenziato, mantenere il focus su di esso e non sulla persona, che non va recriminata o punita. Chi ha sbagliato non va giudicato, così potrà imparare meglio da ciò che è accaduto, con spirito costruttivo. Compito del titolare, manager o colui che gestisce le persone in azienda è implementare questa condizione di fondo;
- riconoscere l’errore ed accettare la critica costruttiva: la cosa più difficile da fare in genere, per chi ha compiuto un errore è riconoscerlo, ammettere di aver sbagliato. La paura del giudizio e delle conseguenze per quello che si è fatto (o non fatto) spesso è forte nelle persone. Evitare quindi di nascondersi, assumersi le responsabilità è un ottimo passo per rimediare e riparare gli eventuali danni, alimentando così nei colleghi e nei superiori maggiore fiducia ed apprezzamento per come si è gestito il disagio. Parallelamente è necessario non colpevolizzarsi e recriminarsi troppo;
- scusarsi: chiedere scusa è per molti vissuto come una sconfitta, un’ammissione palese di incapacità. In realtà è un atto pieno di forza, comunica apertura, atteggiamento costruttivo, volontà di rimediare, ricucire relazioni professionali ed umane che altrimenti potrebbero incrinarsi a svantaggio dell’azienda. Non aver timore quindi di scusarsi con il titolare e/o con i colleghi;
- trovare la causa dell’errore: una volta riconosciuto è necessario adoperarsi, per quello che è possibile, a capire la causa scatenante, affinché si possa trovare la soluzione di cui beneficerà l’intera organizzazione ed il team. In tal modo, compreso il processo si avrà ben chiaro come non ripetere più l’errore;
- trovare la soluzione al problema: se nelle proprie competenze e senza avere remore nel chiedere la collaborazione del team, impegnarsi a trovare la soluzione. L’atteggiamento vincente diventa qui la proattività, la capacità di problem solving e la condivisione delle ricerche e delle soluzioni;
- curare la comunicazione: saper comunicare bene è estremamente importante perché una buona comunicazione alimenta la fiducia, crea un clima disteso e aperto al confronto, permette la risoluzione di conflitti e degli errori commessi. Ogni azienda dovrebbe investire molto su questo aspetto determinante per le relazioni umane e professionali: comunicare in modo efficace significa centrare l’argomento, stare sui fatti e non sulle supposizioni, riformulare per far capire se si è compreso l’oggetto del dialogo o per chiedere conferma di quanto capito;
- creare un ambiente positivo intorno: curare il clima aziendale è fondamentale, perché dove si sta bene, si lavora bene. Le persone dovrebbero venire al lavoro, sapendo che lì si può esprimere se stessi, si può crescere; se l’imprenditore ha cura dei collaboratori e comunica che nella cultura aziendale l’errore viene accolto come un’opportunità, certamente ci sarà più creatività, meno paura, più apertura.
Elogiare l'errore, perché sbagliare è la chiave del successo
Arrivati fin qui è chiaro che le aziende di successo dovrebbero avere nuovi paradigmi di pensiero sull’errore, accettandolo ed elogiandolo come volano per nuovi cambiamenti e fattore di successo.
Un buon responsabile delle Risorse umane o manager dovrebbe in prima persona essere in grado di riconoscere, accettare e trasformare gli sbagli, per poi formare i propri collaboratori ad una nuova cultura.
Si tratta di lavorare sul concetto di responsabilità, di cui non aver paura, creare un clima interno percepito come sicuro, accogliente, aperto alle innovazioni e le persone, implementare uno stile di leadership orientato alla maggiore consapevolezza dei limiti, ma soprattutto delle potenzialità ed autenticità.
Questo è possibile nel momento in cui un titolare o responsabile conosce bene la propria organizzazione e le proprie persone.
Sapere quello che pensano e conoscere il clima aziendale presente è fondamentale. Ecco perché, affinché l’errore venga veramente elogiato, come propulsore di cambiamento diventa molto importante un’analisi di clima organizzativo: è la base di partenza per creare aziende di successo.